Archivi del mese: marzo 2021

Un anno dopo…

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Dopo un anno esatto dalla preghiera solitaria di Papa Francesco, ho ricevuto la prima dose del vaccino anti-covid.

Quel giorno eravamo nel pieno del primo (e vero) lockdown… quando ancora nemmeno si chiamava così.

Eravamo tutti spaventati, preoccupati… non sapevamo se e quando ne saremmo usciti.

Non sapevamo se, come e quanto saremmo stati coinvolti direttamente.

Oggi vediamo la luce in fondo al tunnel. A distanza di un anno le vaccinazioni ci danno la speranza che tutto questo diventi solo un lontano ricordo.

La campagna vaccinale sta andando a rilento, ma si sta vaccinando continuamente e col passare delle settimane il sistema verrà perfezionato.

Oggi ho trovato un ambiente organizzato ed efficiente. Mi ha trasmesso fiducia.

Sento che siamo sulla buona strada per uscire da questa situazione.

Io personalmente sento di aver fatto qualcosa per me stessa, ma di aver fatto un piccolo gesto anche per la comunità. La mia piccola goccia nell’oceano per raggiungere il famoso 70% della popolazione vaccinata.

Ora spero di non avere effetti collaterali gravi. Tutti dicono che si ha un lieve malessere il giorno dopo.

Speriamo bene… ❤

Un anno fa…

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Un anno fa era mercoledì.

Il giorno dopo avrei avuto due ore in 4G e avrei dovuto fare il compito. Per una volta lo avevo già stampato in anticipo ed ero soddisfatta di me stessa perché di solito mi ritrovo a stampare le tracce verso la mezzanotte del giorno prima della prova.

Ho ancora quei fogli da qualche parte. Intatti.

Quel mercoledì ero ad Acquaro ed avevo la sesta ora in terza.

Ad un certo punto il collega di sostegno mi dice che nel primo pomeriggio ci sarebbe stata un’ordinanza di chiusura delle scuole.

Di mercoledì? Che senso avrebbe avuto? Magari a partire dal lunedì successivo…

Non ho dato troppo peso a quella anticipazione, in fondo non ci credevo. Chiudere tutte le scuole d’Italia? Ma siamo matti? Non si può! Non poteva essere vero. Era impensabile che succedesse davvero! Era una cosa mai vista e inconcepibile.

Nel primo pomeriggio effettivamente tutti ne parlano e verso le 18 arriva la conferma. Assurdo, ma vero!

Beh… scuole chiuse fino al sabato successivo… una mini vacanza improvvisa e inaspettata di quasi 10 giorni, non è poi così male!

Si inizia a parlare di didattica a distanza. Alcune scuole la attivano già dal giorno dopo, noi da sabato. Non ne capivo il senso. Per 10 giorni di riposo non sarebbe morto nessuno… si poteva anche evitare!

Passano i giorni e l’idea del rientro dopo il 16 marzo diventa sempre più improbabile. Ma sì, ormai si resta a casa fino a Pasqua.

Ora sì che ha senso cercare di mantenere un contatto con i ragazzi con quella che piano piano si iniziava a chiamare dad.

Qualcuno fa videolezioni sincrone. Io opto per le asincrone: preparo materiale con le spiegazioni, esempi svolti, imparo a fare i video con il commento degli esempi, loro mi inviano le foto degli esercizi e io trascorro letteralmente tutte le mie giornate a correggere esercizi e preparare le lezioni.

Intanto viviamo una situazione surreale. Siamo tutti chiusi in casa, impauriti, ogni sera alle 18 c’è il bollettino della protezione civile con l’aggiornamento dei nuovi casi e dei morti. Troppi. Alle 18 la gente canta dai balconi. Perché proprio allo stesso orario? Siamo circondati da arcobaleni. Le parole che sentiamo più spesso sono “Coronavirus” e “Covid-19”.

La mattina alle 7 c’è l’appuntamento fisso con la Messa di Papa Francesco da casa Santa Marta. Hanno chiuso addirittura le chiese. Tutte le chiese d’Italia! Assurdo! Ma è un sacrificio che si fa per poter festeggiare la Pasqua in chiesa! Che illusa! Papa Francesco ci ha fatto compagnia fino al compleanno di Papa Giovanni Paolo II e poi ci ha abbandonato. È stato bello iniziare le giornate ascoltando le sue omelie: brevi, chiare e dirette. Poi hanno riaperto le Chiese, ma ci sono andata pochissime volte, provo a ritornarci ma poi prevale il senso di paura.

Dopo quasi un mese dalla chiusura delle scuole esco di casa per la prima volta. Il paese è deserto. Non ci sono macchine. Molti indossano le mascherine anche qui. Come in TV. Ho paura. Il mondo è completamente diverso da come lo avevo lasciato io il 5 marzo.

Non avevo nemmeno una mascherina, ma a quanto pare per uscire dovremmo indossarla tutti. Guardo i tutorial su internet, molti iniziano a cucirle di stoffa. Adesso in casa abbiamo decine di mascherine di ogni tipo. È l’accessorio indispensabile per uscire. Insieme al gel igienizzante per le mani.

Quando si torna a casa ci si lava le mani per 30 secondi seguendo i tutorial di Barbara D’Urso e come canta una pubblicità per bambini. Per calcolare il tempo ho visto sui social che basta cantare “le brutte intenzioni” di Morgan. E io tornavo a casa e andavo in bagno a lavarmi le mani canticchiando. Nelle ultime settimane a scuola avevano anche messo un cartello davanti ai bagni per spiegare come ci si lava le mani. Gli alunni mi avevano raccomandato di leggerlo prima di entrare in bagno a lavarmi le mani sporche di gesso. Ci sembrava tutto così assurdo. Ci ridevamo su. Sappiamo tutti come ci si lava le mani. Che assurdità.

Anche la raccomandazione di mantenere la distanza di un metro tra una persona e l’altra… non si poteva mica fare davvero! Al corso di formazione di fine febbraio ci siamo seduti lasciando uno-due posti liberi per mantenere le distanze, ma poi alle macchinette del caffè eravamo tutti vicini. Come sempre. Non si può mica mantenere davvero un metro di distanza tra di noi!

E ora è assurdo pensare il contrario. È impensabile stare gomito a gomito con un’altra persona, sedersi uno accanto all’altro, parlare a distanza ravvicinata senza mascherina, stringersi le mani…

A metà maggio ho iniziato a fare le prime videolezioni sincrone. Fino a quel momento le consideravo inutili, io avevo bisogno di una lavagna dove scrivere… non aveva senso fare una videochiamata per raccontare esercizi che loro non potevano vedere. Poi ho scoperto che esisteva la possibilità di condividere lo schermo. Ricordo la mia prima videochiamata. Ho guardato due-tre tutorial per capire come fare. Temevo di non saperla gestire. Avevo l’ansia come se avessi dovuto sostenere un esame. Poi ho rivisto i miei ragazzi, ho sentito le loro voci, le loro battute, le loro risate. Erano loro. Anche se ognuno era a casa propria.

Ora gestisco le videochiamate senza problemi, ho comprato un tablet e un pennino in estate e uso lo schermo del tablet come lavagna. Mi piace la mia lavagna virtuale, dove posso scrivere, cancellare, spostare, ingrandire, rimpicciolire, copiare senza riscrivere… non mi devo preoccupare di cancellare perché passo alla pagina successiva e quella precedente resta e si può consultare anche dopo. Alla fine della lezione salvo la lavagna come file .pdf e la condivido con i ragazzi.

Ormai ci siamo abituati a questo nuovo mondo e quello precedente sembra lontanissimo. La speranza che possa ritornare non è morta, ma la strada ancora è lunga. È stato un anno in cui abbiamo avuto la sensazione di restare immobili, mentre invece la nostra vita è cambiata radicalmente.

Cerchiamo solo di non disperdere il buono che abbiamo imparato.